Le implicazioni per l’Italia e per l’Europa della vittoria della destra sovranista

Articolo di Norberto Dilmore pubblicato da Il Mulino.

La destra sovranista italiana ha vinto le elezioni del 25 settembre e formerà nelle settimane a venire un nuovo governo. Il partito maggioritario all’interno della coalizione è Fratelli d’Italia (FdI), che, come la destra polacca, persegue una strategia di politica internazionale pro-Nato, ma euroscettica. FdI ha come alleati minori la Lega, la cui leadership ha simpatie orbanian-lepeniste (anche se una parte consistente del partito è su posizioni più moderate) e Forza Italia, che, pur essendo nel Partito popolare europeo e proclamandosi in favore dell’Europa e della Nato, non è stata sempre convintamente europeista e in alcuni momenti ha mostrato simpatie pro-putiniane. Dati i rapporti di forza all’interno della coalizione, con FdI con più voti dell’insieme di Lega e FI (e con queste ultime tutt’altro che compatte sulla strategia internazionale da perseguire), l’approccio polacco finirà probabilmente per prevalere, perlomeno all’inizio.

Che cosa intendiamo per approccio polacco? La destra sovranista polacca, una volta tornata al governo nella metà dello scorso decennio, ha agito da freno al processo di integrazione europea (con l’eccezione dei casi in cui ne traeva un diretto tornaconto economico). Inoltre, ha sostenuto la preminenza della legislazione nazionale su quella comunitaria e su questa base a partire dal 2015 ha introdotto una serie di misure volte a mettere in questione la rule of law e l’indipendenza della magistratura. Così facendo ha violato i trattati europei ed è stata sanzionata attraverso il blocco di una serie di trasferimenti europei, inclusi i fondi di Next Generation Eu (Ngeu). Ne è seguito un lungo negoziato che alla fine si è tradotto in un cambiamento della legislazione sull’indipendenza della magistratura in vigore nel Paese centro-europeo, il che è stato sufficiente a farle ottenere in giugno di quest’anno lo scongelamento dei fondi di Ngeu. A livello internazionale, invece, la Polonia è stata storicamente pro-Nato e anti-Russia, una tendenza che si è ulteriormente rafforzata al momento dell’invasione dell’Ucraina. Di conseguenza, nel caso dell’Italia, per “approccio polacco” intendiamo una strategia politica euroscettica che sonderà su diversi fronti (politiche dell’immigrazione, rinegoziazione del Pnrr, politiche della concorrenza, forse rule of law) i margini di manovra di cui dispone nei confronti dell’Unione europea e appoggerà in modo opportunistico solo politiche europee che avranno una ricaduta positiva diretta e immediata in favore del nostro Paese. D’altra parte, sul piano delle alleanze politico-militari, l’approccio polacco dovrebbe far sì che l’Italia resti ancorata alla Nato (pur con alcuni distinguo, soprattutto da parte della Lega) e continui a favorire un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti (in particolare con la destra repubblicana).

L’Italia sovranista e l’Europa. A questo stadio è difficile predire fino a che punto il nuovo governo italiano seguirà gli istinti sovranisti ed etno-nazionalisti già fortemente presenti tra i partiti che fanno parte della nuova coalizione governativa.

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