Sinistra europea, la chance del Pd

su EUROPA, di Marco Leonardi, 19 Maggio 2014

Ma le riforme annunciate devono diventare un programma credibile di rilancio del paese

Questa campagna elettorale per le elezioni europee avviene all’insegna dell’attualità piuttosto che dei contenuti. Conta molto di più lo scandalo della corruzione dell’Expo o il destino processuale di Berlusconi piuttosto che una dichiarazione d’intenti su quel che si vuole fare del bilancio europeo o della democrazia nel Parlamento di Bruxelles. È così in tutti i Paesi, non solo in Italia; poiché non sono ancora in grado di fare una politica europea che infiammi il cuore degli elettori, tutti i partiti si definiscono sulle politiche nazionali e solo in seconda battuta eventualmente mirano a giocare un ruolo guida nella loro famiglia politica in Europa. Inevitabilmente, e al di là della retorica che vuole un’Europa sempre più al centro della politica nazionale, siamo invece di fronte ancora una volta a una campagna europea al traino della politica nazionale.

Anche il Partito democratico, il più europeista dei partiti italiani, non ha una vera proposta per l’Europa, e ha adottato, come tutti i partiti socialisti europei, uno stesso programma – il manifesto del Pse. Ma il manifesto è un compromesso al ribasso, è reticente su alcune scelte fondamentali quali la riduzione dei costi e della burocrazia europea, l’ampliamento del bilancio comune federale europeo e le leggi che lo vincolano, la politica comune sulla migrazioni dai paesi extra-Ue. Prima di poter influenzare l’agenda in Europa bisogna vincere la battaglia in Italia.

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Allora la domanda è: esiste in Europa un partito a sinistra capace di affermarsi nella politica nazionale e quindi di costituire un esempio per la sinistra europea? Un partito che per via dell’autorevolezza ottenuta in patria riesca a condizionare il processo di unificazione europeo?
Gli esempi della sinistra europea negli ultimi venti anni sono stati sostanzialmente due: Blair e Schröder. Il primo ha guidato il Regno Unito per 10 anni e ha aperto alla sinistra europea la terza via: in una Inghilterra che usciva dalla cura liberista della Thatcher, Blair ci ha insegnato che la sinistra può rilanciare il settore pubblico nel segno dell’efficienza. Utilizzando un periodo di crescita economica, Blair fece suo il mantra “education-education-education”, sostenne che l’investimento principale per garantire la crescita del Paese era l’investimento in istruzione. Rivoltò però il sistema pubblico dando autonomia di imposte alle università e creando le prime charter schools: le scuole dove i gestori sono i genitori se il pubblico fallisce.

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