Giustizia amministrativa: ostacolo o servizio ?

Milano, 20 giugno 2014

“Dopo il nostro convegno “Politica e giustizia “- tenutosi il 13 giugno-pensiamo utile pubblicare alcuni altri contributi.Alla ripresa postferiale riprenderemo la discussione.”

 

Sintesi dell’intervento dell’avv. Umberto Fantigrossi, Presidente di UNA – Unione nazionale degli avvocati amministrativisti

All’interrogativo posto dal titolo del nostro primo convegno nazionale si possono dare molte risposte.
Io sceglierei quella che non coglie i due termini della risposta come se fossero l’uno il contrario dell’altro, affermando che sono vere entrambe le possibilità.
Un buon sistema di giustizia amministrativa, accessibile e rapido, è certamente un ostacolo per la cattiva amministrazione e per tutti coloro che operano dentro gli uffici pubblici e con gli uffici pubblici al di fuori o contro la legge.
Lo stesso sistema va visto anche come un servizio, o forse meglio, come ci ha insegnato Feliciano Benvenuti, come una funzione imprescindibile per realizzare lo stato di diritto e lo stato democratico.
Se infatti ai cittadini fosse impedito di reagire in giudizio di fronte ad un atto illegittimo dell’autorità, ottenendo di porre nel nulla tale atto e di essere risarcito dai danni arrecati, potremmo parlare ancora di Stato di diritto, di principio di legalità e di sovranità popolare ?
Certo, periodicamente emergono le voci che individuano nei TAR e nel Consiglio di Stato un elemento di rottura dell’unità della giurisdizione e che leggono il nostro sistema di giudici specializzati come una forma di privilegio della parte pubblica e più in generale di complicazione della nostra giustizia.
Questa stessa impostazione avevamo temuto che fosse stata fatta propria da questo Governo, visto che il Presidente Renzi aveva parlato all’inizio di quest’anno di “superamento del sistema dei TAR”.
Vi è in questo approccio un notevole paradosso: vogliamo lottare contro la burocrazia e vogliamo nel contempo togliere di mezzo l’arma che la stessa burocrazia teme maggiormente.
Possiamo peraltro dire che, a sei mesi di distanza da quel discorso, nulla è rimasto di quella prospettiva tanto radicale quanto poco meditata e consapevole.
Anche grazie alle tante iniziative messe in campo dagli operatori del settore in questo ultimo periodo sia oggi meglio compreso di prima che il sistema della giustizia amministrativa è una risposta alla crescente domanda di legalità di cittadini ed imprese nei confronti della cattiva amministrazione, migliore di quella che può offrire il giudice penale, se non altro perché la risposta repressiva arriva sempre tardi e mai riesce a prevenire.
A proposito di prevenzione non bisogna dimenticare che le liti amministrative possono essere prevenute, rafforzando il sistema dei controlli amministrativi ed introducendo forme di risoluzione alternativa dei conflitti: nel settore degli appalti la nostra proposta è che la stazione appaltante ricevuta l’informativa di ricorso convochi le parti e verifichi preliminarmente la fondatezza delle censure e proceda all’autotutela se ne ravvisa i presupposti. In questo modo al TAR la lite non arriverà mai.
Certamente la riforma del processo amministrativo del 2010 deve essere completata e ci sono varie misure che devono essere adottate per migliorare l’efficienza di questo ramo della giustizia, che deve essere reso più accessibile anche in termini economici. Ad esempio oggi il contributo unificato è usato come strumento deflattivo ma questo vuol dire dare giustizia solo a chi se lo può permettere. Anche sul fronte del processo digitale sono stati fatti grandi investimenti, ma gira ancora troppa carta e molte attività processuali potrebbero essere semplificate e ridotte con un uso più avanzato della tecnologia.
Quanto al tema delle Sezioni staccate dei TAR che si vogliono eliminare a colpi di decreto-legge, abbiamo già fatto presente che questa non è materia per leggi provvedimento e tanto meno per misure emergenziali di cui non ci sono obiettivamente i presupposti: la legge ponga i criteri di riferimento e sia poi un provvedimento amministrativo a stabilire ove vanno collocate le sedi, in base a parametri oggettivi (numero di ricorsi, popolazione, densità di imprese, ecc.). Se la giustizia è un servizio, va reso dove serve e con strumenti adeguati alla domanda, e non va trattato con gli occhi bendati o la demagogia.
Quello della distribuzione territoriale degli organi della giustizia amministrativa è un tema importante – che andrebbe logicamente affrontato a valle e non a monte della digitalizzazione – e che non comprende solo il problema delle sezioni, ma anche quelli della più contenuta individuazione dei casi in cui i criteri ordinari della competenza territoriale sono derogati a favore del TAR del Lazio e della possibilità, che vogliamo sostenere, di istituire Corti d’appello interregionali o sezioni periferiche del Consiglio di Stato. Il criterio guida, in questo campo, non dovrebbe essere peraltro quello dei costi, ma piuttosto quello dell’accessibilità e dell’effettività della tutela.
Voglio concludere con una notazione che riguarda l’avvocatura di diritto amministrativo e la nostra iniziativa rappresentata dalla nuova Unione nazionale.
Siamo nati da appena quattro mesi e un giorno.
Eppure possiamo dire di aver colto un primo importante risultato: siamo al centro di questo dibattito sulla giustizia amministrativa e la nostra voce è presente ad ogni più alto livello istituzionale e su tutti i principali mezzi di comunicazione.
Anche con questa giornata stiamo dando una concreta dimostrazione che ci muoviamo non più nelle ristrette logiche della corporazione o dei consiglieri, più o meno ascoltati, del principe, ma finalmente come una vera “formazione sociale” che guarda oltre il proprio tornaconto, ad un più ampio orizzonte, per portare un contributo di competenza e di passione al progresso del nostro paese.

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